il territorio

Il roero: VEZZA D'ALBA

I vigneti costellano le colline vezzesi dalle pendenze accentuate.
Il territorio attesta presenze insediative assai antiche, pre-liguri e preindoeuropee. La presenza romana ha lasciato tracce legate al sistema viario e ad un “fundus”, Rubiano, oggi Rubiagno. Si denotano anche tracce sull’ influenza longobarda: il castello sorge infatti quasi a continuazione della “sala”, termine che designava un centro fiscale distrettuale, mentre sul colle San Martino esistevano già da tempo una Pieve. Nel 1228 il vescovo d’ Asti riscatta mediante permuta il feudo dai “domini de Vicia”. Poco dopo la metà del ’300, Vezza subisce il saccheggio e la distruzione del castello ad opera della “Compagnia degli Inglesi”. Nel fondovalle prevalgono colture miste ortofrutticole e mais. Del tutto diversa , per giacitura e colture, l’area orientale, caratterizzata da rilievi più dolci e prolungati: s’ incontrano vigneti ma, soprattutto, frutteti (dalla località Madernassa prende nome una varietà di per apprezzatissima dai buongustai) e colture orticole.
I Ruderi del Castello e il Santuario di Madonna dei Boschi
Il feudo viene concesso dal vescovo d’Asti ad Antonio De Ponte. Nel 1401 questa famiglia vende il feudo a Oddone Roero. La divisione tra i Roero del 1468 assegna Vezza a Oddone Roero, capostipite del ramo di Vezza e Guarene, che nel 1485 detiene il feudo di Sommariva del Bosco col titolo di conte. Poco dopo la sua morte questo feudo viene confiscato e il figlio torna a risiedere a Vezza: i suoi discendenti vi rimarranno per circa 2 secoli, per trasferirsi poi nel nuovo e scenografico castello di Guarene.
Oggi del vecchio maniero non rimangono altro che pochi ruderi ma il piccolo territorio vezzese consiglia per una visita la parrocchiale San Martino, la chiesa San Bernardino dei Battuti, la chiesa Madonna degli Airali, la chiesa di San Carlo, la chiesa di San Rocco, la chiesa di Madonna del Guado, il Santuario di Madonna dei Boschi.

Le langhe

L’ètimo del nome langhe (in piemontese indica proprio la collina) è incerto.

Dante Olivieri aveva proposto un accostamento alla voce lombarda lanca, poi ha aderito alla proposta di Giulia Petracco Sicardi che, partendo dall’etnico ligure Langates, ha ricavato una base riferita alla posizione del castello o al castello stesso, dove vivevano queste popolazioni.

 

Nino Lamboglia invece propende per un accostamento a una base non indoeuropea lanka, che si riscontra anche in Langobriga (città iberica), dal probabile significato di “conca, avvallamento” e, da questo, “zona collinare”. Un documento del X secolo parla di Langarum.

 

Le Langhe sono un territorio o sub-area geografica del basso Piemonte, situato tra le province di Cuneo, Asti e Alessandria costituito da un esteso sistema collinare, delimitato dal corso dei fiumi Tànaro, Belbo, Bòrmida di Millesimo e Bòrmida di Spigno e confinante con l’Astesana, il Monferrato (compreso il primo tratto della Bormida propriamente detta) e il Roero.

 

Si suddividono in:

paesi delle Langhe a bassa quota: zona con quote genericamente inferiori ai 600 m; zona di vini e tartufo (rinomato il bianco di Alba).
paesi delle Langhe ad alta quota: zona con quote fino agli 896 m (Mombarcaro); dominano i boschi e la coltivazione della pregiata varietà di nocciole “tonda gentile delle Langhe”.

Langhe Astigiane e Alessandrine: zona nel sud della provincia di Asti, con un picco di 851 m nel comune di Seròle e le colline del Monferrato verso le città limitrofe della provincia di Alessandria di confine: Acqui Terme, Alice Belcolle, Cassine e Gamalero.

 

Il 22 giugno 2014, durante la 38ª sessione del comitato UNESCO a Doha, le Langhe sono state ufficialmente incluse, assieme a Roero e Monferrato, nella lista dei beni del Patrimonio dell’Umanità.

Neive

Nel 1531 Neive, assieme a tutta la Contea di Asti fu annessa da Carlo III al Ducato di Savoia. Dopo una nuova parentesi di dominazione francese, nel 1560 tornò stabilmente ai Savoia con il duca Emanuele Filiberto. Solo verso la metà del XVII secolo, a seguito di una generale riforma delle province del Ducato, Neive fu scorporata da quella di Asti ed assegnata a quella di Alba appena istituita.

A seguito della campagna napoleonica d’Italia e la costituzione della Repubblica Cisalpina, nel 1800 ottenne il riconoscimento di “Municipalità”. Tornò ai Savoia nel 1814 e seguì le vicende storiche della casata sino alla costituzione della Repubblica Italiana.

 

Il centro storico conserva un impianto medievale che si addensa nella parte alta ove rimangono alcune vestigia del ricetto, anche se l’antico castello andò precocemente distrutto nel 1276, nel corso di una delle tante guerre tra loro i comuni di Asti ed Alba. Dell’antico borgo si è mantenuta l’atmosfera in virtù delle tortuose stradine acciottolate che si dispongono ad anelli attorno alla sommità dell’altura o che salgono verso la Torre dell’Orologio (XIII secolo), simbolo dell’antica municipalità.

 

Il cuore del borgo è rappresentato da piazza Italia: quasi un salotto settecentesco nel quale si affacciano soprattutto le sedi amministrative del paese. Si nota subito un palazzo bianco, l’antico Palazzo del Municipio, con archi e lesene slanciate, che reca in alto, sotto l’orologio, un vistoso stemma comunale.

 

Gli uffici del Comune trovano oggi posto, dall’altro lato della piazza, in un edificio con la facciata in mattoni a vista, Palazzo Borgese (casa natale dell’architetto neivese Giovanni Antonio Borgese la cui qualità artistica è riconoscibile in molte delle settecentesche dimore nobiliari e chiese del borgo).

 

FRAZIONI: Albesani, Balluri, Bordini, Bricco di Neive, Casasse, Cottà, Gallina, Moretta,Pallareto, Pastura, Serraboella, Serracapelli, Starderi, SERRAGRILLI.

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